Friday, October 31, 2008

Dove acquistare la speed ladder

Dalle statistiche di accesso vedo che molti arrivano qui con ricerche inerenti la speed ladder ed il relativo acquisto: ricordo che in un post di qualche mese fa posi io stesso la domanda ai visitatori del blog nella speranza che qualcuno sapesse indicarmi dove acquistarla in Italia , ma non ricevetti risposta e risolsi la cosa autonomamente , acquistandola online sul sito www.conker4sport.com .

Non si tratta di pubblicità quindi non me ne viene niente ( a differenza degli annunci di articoli sportivi e dei link ai libri presenti sul blog ) , spero solo di essere d'aiuto a chi sta cercando questo attrezzo di fatto introvabile in Italia.

Due piccole curiosità:

1) quella che oggi tutti chiamano speed ladder e sembra l'ultimo ritrovato nella metodologia dell'allenamento della rapidità in realtà era già utilizzato in Italia almeno 5 anni fa , se è vero che a pagina 135 della guida tecnica della scuola calcio edita dalla FIGC nel 2004 viene indicata con il nome di "coordinatore di frequenza". Putroppo digitando "coordinatore di frequenza" sui motori di ricerca non compaiono nomi di negozi italiani dove poter acquistare l'attrezzo.



2) le visite a questo sito inerenti la speed ladder hanno subito letteralmente un'impennata negli ultimi 2 giorni. Oggi mi sono recato in edicola e ho scoperto l'arcano : a pag 100 del Nuovo Calcio di Novembre c'è un articolo di Roberto De Bellis dedicato all'uso della speed ladder. Curiosità nella curiosità , il modello di speed ladder è proprio quello che ho acquistato su conker4sport.com !!

Tuesday, October 21, 2008

Situazione 2c1 da calcio d'angolo : un esercizio completo

Nella prefazione alla guida tecnica dell'Ascoli Soccer Academy che ho postato qualche giorno fa si portava come esempio di un approccio errato di allenamento dei più piccoli , nel merito e nel metodo , l'eccessivo spazio dedicato da alcuni istruttori alle palle inattive , anche nel settore di base e spesso a scapito della tecnica o di altri esercizi più importanti per la crescita individuale:

1) nel merito perché denota un'attenzione eccessiva al risultato, non a caso le palle inattive sono l'ago della bilancia quando si affrontano due squadre che stentano a creare occasioni da goal su azione ( e se la propria squadra non è in grado di creare occasioni ci sono aspetti più importanti delle palle inattive da correggere ). Quante volte assistendo a una partita di calcio noiosa, che ci sembra destinata allo 0-0 perché le due squadre pensano anzitutto a non prenderle, ci viene da esclamare "questa partita può sbloccarsi solo su punizione o calcio d'angolo"?

2) nel metodo perché spesso vengono costruite artatamente situazioni che difficilmente i nostri allievi incontreranno in partita : nella prefazione si faceva riferimento ai cross eseguiti dall'istruttore che mai sarebbero arrivati la domenica successiva con la stessa forza e precisione; sullo stesso piano mi permetto di aggiungere i vari "schemi" provati in maniera analitica, che abituano i ragazzi ad agire in modo meccanico senza considerare la presenza dell'avversario , quando invece dovrebbero essere istruiti ad agire esattamente al contrario : prendere atto della presenza dell'avversario e delle scelte che questi attua, per poi agire di conseguenza.

Dopo questa lunga premessa in cui ho denigrato le palle inattive parliamo di ... palle inattive! Scherzi a parte , mi piacerebbe mostrare come si possa allenare una palla inattiva molto comune ( il famigerato "scambio su calcio d'angolo" ) con approccio diametralmente opposto a quello descritto sopra:

1) diverso nel metodo perché l'avversario svolge un ruolo determinante nell'esercizio ( sia che esso possa difendere in forma libera o come vedremo più avanti in forma vincolata ) e quindi si tratta di un esercizio pienamente situazionale e non la ripetizione analitica di uno "schema".

2) diverso nel merito , perché il fine principale non è segnare quanti più goal possibile su calcio d'angolo , ma mostrare ai ragazzi come in una situazione di gioco apparentemente così semplice possano essere nascosti almeno 5 aspetti importanti di tattica individuale che poi si ritrovano nelle normali azioni di gioco:
a) il tempo dello smarcamento
b) la collaborazione vocale col compagno ( il classico "uomo" vs "solo" )
c) lo smarcamento "dai e segui"
d) lo smarcamento "dai e sovrapponi"
e) la scelta situazionale fra "dai e segui" o "dai e sovrapponi" in relazione ai movimenti del difensore.

Il setting della seduta può essere quello classico di un calcio d'angolo come mostrato in figura 1 : oltre alla coppia che eseguirà lo scambio si può prevedere la presenza di altre coppie a seconda che si voglia far concludere l'azione con un cross o con un tiro.


1) Il primo aspetto da far presente è il tempo dello smarcamento: per potersi liberare tempestivamente della marcatura l'attaccante senza palla dovrà osservare il compagno con la palla e muoversi quando riconosce le condizioni di inizio smarcamento ( possibilmente cercando anche di dissimulare le proprie intenzioni con un contromovimento o fingendo di prendere posto a centro area per colpire di testa ) ; come già accennato in altri post queste condizioni sono palla giocabile e contatto visivo. Viceversa si troverà già col marcatore a stretto contatto nel momento di ricevere palla , riducendo sensibilmente la pericolosità dell'azione : tale accorgimento vale anche per i falli laterali , le punizioni a ridosso del centrocampo , le rimesse dal fondo e pertanto l'esercizio , una volta compreso , potrà essere richiamato come esempio in tutte queste situazioni.

2) se lo smarcamento sarà effettuato secondo i giusti tempi e quindi l'attaccante riuscirà a guadagnare qualche metro di spazio dal diretto avversario , chi ha battuto si sovrappone e quindi l'esercizio si riconduce ad un "dai e sovrapponi" in cui il portatore deve puntare e fintare l'avversario e scegliere la soluzione più adeguata rispetto alla reazione del difensore:

2a) se il difensore non abbocca alla finta e mantiene una corretta protezione della porta il portatore di palla opterà per il passaggio al compagno che si è sovrapposto ( il quale deciderà se tirare o crossare a seconda di quanto è riuscito ad accentrarsi con l'esecuzione dello scambio )



2b) se il difensore scopre la porta , perché sbilanciato dalla finta oppure per impedire il passaggio al compagno che si è sovrapposto , il portatore di palla punterà la porta e tirerà o crosserà a seconda che si trovi in posizione centrale o defilata



3) se l'attaccante senza palla , per un errore nella scelta del tempo di smarcamento oppure semplicemente per la reattività e l'attenzione del marcatore , non riesce a guadagnare metri sul diretto avversario che lo marca a contatto dorso-petto , la situazione si riduce ad un "dai e segui" con passaggio a muro.


Chiaramente in allenamento l'esecuzione rischia di essere poco realistica perché il difensore conosce già il movimento di smarcamento dell'attaccante e quindi ci si trova sempre nella situazione 3). L'istruttore ò puovviare a questo inconveniente in due modi:

a) regolare i tempi di partenza di attaccante e difensore con due fischi successivi
b) sostituirsi egli stesso al difensore e decidere di volta in volta quanto spazio lasciare all'attaccante.

Monday, October 20, 2008

Stimoliamo l'autovalutazione nei nostri ragazzi

Proprio ieri nella partita con la Biagio Nazzaro è successo un episodio spiacevole che mi ha convinto a mettere in atto un'iniziativa che avevo in mente da un po' di tempo.

L'episodio è questo : a fine partita e negli spogliatoi alcuni dei miei giocatori hanno accusato il nostro portiere ( fra l'altro una ragazza , al primo anno in porta e che , episodio a parte aveva anche giocato una discreta partita ) per il goal subito a pochi secondi dal termine, che è nato da un errato rinvio servito direttamente sui piedi dell'avversario davanti alla porta.

Ovviamente ho preso i provvedimenti disciplinari necessari , parlando sia coi ragazzi in questione che con i loro genitori , ma non è questo di cui vorrei parlare in questa sede: vorrei invece stigmatizzare un atteggiamente che nello sport accomuna adulti e ragazzi , ma che nei ragazzi può essere un grave impedimento alla crescita tecnico-tattica ( ripeto , tralascio l'aspetto educativo che non è comunque secondario , tutt'altro ).

E' l'atteggiamento dello scaricabarile , ovvero quel fenomeno per il quale il giocatore si concentra sugli errori dei compagni , dell'arbitro o addirittura dell'allenatore per evitare un'autovalutazione oggettiva degli errori e di quanto di buono fatto in campo.

L'atteggiamento è tanto più ridicolo e paradossale quando le attenzioni finiscono su una singola decisione arbitrale o su un singolo errore di un compagno ininfluenti ai fini del risultato : nel caso in oggetto si trattava del goal che sanciva il risultato del terzo tempo sul 4-0 , quindi c'era di che poter ragionare sugli errori commessi ( e crescere , se compresi e corretti ) , invece l'episodio fungeva da catalizzatore e si abbatteva come un colpo di spugna sugli errori dei 60 minuti precedenti.

Per questo , avendo già promesso ai ragazzi nella scorsa settimana che avrei dato loro il DVD del match con il Senigallia , ho pensato di allegare al DVD questa scheda di autovalutazione , dove dovranno riportare quanto di buono ritengono di aver fatto e cosa invece pensano di aver sbagliato.

In questo modo l'autovalutazione sarà un passo obbligato e non c'è scaricabarile che tenga. Per rendere l'iniziativa più piacevole si può organizzare una cena in occasione della quale ritirare le schede di autovalutazione e rivedere il DVD insieme ai ragazzi analizzando gli errori o le giocate più significative.

Friday, October 17, 2008

Qual'è il vero "risultato" nel settore giovanile? Una riflessione che merita di essere letta

Non l'avevo ancora scritto sul blog ma la S.S.D. Borghetto si è affiliata all'Ascoli Soccer Academy.

L'accordo prevede diversi servizi a nostro favore : corsi di aggiornamento , supporto e supervisione alla programmazione con tanto di visite dei tecnici dell'academy ai nostri allenamenti , eventuale organizzazione di camp e provini , ecc.

Il primo step di questa attività di supporto alla programmazione è stata la consegna di una guida tecnica di ben 252 pagine , molto ben fatta , che ricorda un po' la guida tecnica per le scuole calcio della FIGC ( con la differenza che qui l'attività arriva fino alla categoria allievi ) : in una prima parte di tipo generale viene spiegata quale dovrebbe essere la metodologia di lavoro nel settore giovanile in generale , poi si passa alle singole categorie con tanto di obiettivi didattici ed esercizi.

La perla di tutta la guida è però , secondo me , la prefazione dell'autore ( Marco Stoini ) perché in fondo tratta l'aspetto che davvero contraddistingue il calcio giovanile dal calcio degli adulti : la necessità di guardare all'obiettivo finale della formazione di un calciatore completo e non a quello parziale della vittoria a tutti i costi. In fondo è lo stesso concetto espresso da Mino Favini con la metafora della siepe , di cui parlai in un post di qualche mese fa.

L'ho già pubblicata nell'home page del sito del borghetto , dopo aver fatto chiedere il permesso al nostro responsabile tecnico per non violare le regole sul copyright. La riporto anche sul blog:

Un pensiero personale , perché tanta fretta? ( prefazione alla guida tecnica 2008/09 dell'Ascoli Soccer Academy )

C’è una domanda precisa, riferita ai temi concernenti i Settori Giovanili di calcio, sulla quale mi interrogo costantemente.
Ma più ci penso e più non mi so dare una risposta: o meglio, più cerco di rispondermi più mi allontano da un’ opinione plausibile e che abbia un briciolo di logica o di senno. La domanda è : “Perché c’è sempre così tanta fretta in un Settore Giovanile di calcio”. Riformulandola e specificando meglio: “Perché quasi sempre manca la pazienza di attendere i risultati del proprio lavoro con i bambini e con i giovani in genere?” Con più crudezza: “Perché, in sostanza, vogliamo veder invecchiare i nostri bambini prima del tempo?”
La prima risposta che – di getto- ci si potrebbe dare è la seguente: “Perché si vogliono ottenere subito dei responsi in termini numerici e marcatamente visibili anche in questo campo, come tendenza comune in moltissime attività della nostra vita sociale ed economica in genere negli anni che stiamo vivendo”.
In altri termini: “In un qualsiasi contesto, qualsiasi input io fornisca, esso deve essere in grado di produrmi rapidamente un output che giustifichi quanto fatto in termini di energia spesa per fornire l’input”.
Questa è una realtà: probabilmente costruita dalla società del terzo millennio, poco umana e naturale –per così dire- ma pur sempre una realtà. Ed è talmente vera che chi non vi si adegua spesso è costretto a pagarne delle conseguenze, anche in termini di benessere personale.
Fra tante oggettività riferite a molti aspetti della nostra vita ce n’è però un’altra, la più forte di tutte, imbattibile: ci riferiamo a quella delle leggi della natura, contro le quali anche l’uomo più performante spessissimo non ha scampo e deve alzare bandiera bianca.
Quando si lavora con i giovani in qualsiasi campo - ed anche in questo caso ove si parla di calcio - non è ammessa la fretta. La performance dei bambini non esiste. E’ Madre Natura che ce lo dice, non l’opinione di questo o quel pur eccellente tecnico sportivo.
L’ umana natura ha peculiarità che non possiamo confondere con altre: il bambino appena nato non impara a parlare dopo pochi giorni solo perché tutti attorno a lui dialogano, va a gattoni perché inizia ad acquisire autonomia ma non sa alzarsi in piedi come mamma e papà, non impara poi a camminare solo perché i genitori glielo hanno mostrato per un anno intero. Poi –più tardi- non riuscirà a padroneggiare una gestualità tecnica qualsiasi fino a che non l’avrà egli stesso percepita, sperimentata, vissuta, interiorizzata ed applicata. Oppure –ancora- non sarà capace di gestire efficacemente il suo comportamento generale in campo in rapporto al gioco ed al contesto fino a che la sua personalità non sarà stata sostenuta dal passare degli anni e forgiata dalle fasi della crescita.
Solo degli esempi fra i cento possibili: ci vuole tempo. Ci vuole il tempo che l’ essere uomo (o donna) ci chiede nel passaggio dal cucciolo al bambino, al giovane ed –infine- all’ adulto. Ci vuole il tempo che siamosempre piùabituati a non avere, lapazienza che manca sempre piùalle nuove generazioni, la “strana saggezza” che fasembrare delle mosche bianche persone di solo normalissimo buon senso e competenza in termini educativi e di formazione dei giovani.
Vogliamo capire che ogni gara di forzatura contro la natura umana, a lungo andare è una gara persa?
Vogliamo capire che il soggetto assoluto ed unico siamo noi persone; o meglio, i nostri figli a cui vogliamo dare tutto, subito, senza pensare che devono prima poter avere le manine per afferrare o l’intelletto per comprendere cosa siano in effetti quelle ricchezze che vorremmo consegnare loro?
Vogliamo capire che possiamo contribuire a forgiare dei geni precoci ed incompresi, dei piccoli adulti condizionati e saturi di informazioni poco comprensibili senza la naturale gradualità e l’efficacia della crescita che solo la soggettività individuale possono fornire?
Vogliamo capire che noi adulti facciamo dei danni smisurati se vogliamo pesare con i nostri parametri il mondo dei bambini?
Vogliamo capire che la fretta non giova quasi mai al bambino, né ha effettive possibilità di successo sul lungo termine?
Vogliamo capire che impoveriamo l’ infanzia in profondità se desideriamo poter dire al collega d’ ufficio che il nostro figliolo ieri ha fatto 3-4 goals ad un portierino che mai avrebbe potuto parare quei tiri perché ora è troppo piccolo?
Vogliamo capire che quello stesso piccolo portierino forse fra 10 anni giocherà ai livelli di eccellenza ove avremmo bramato (anzi ne eravamo certi) potesse arrivare nostro figlio, il quale invece è già 5 anni che non gioca più perché adesso tutti quei goal non è più capace di segnarli e, non essendo stato abituato a capire le difficoltà, si è stufato di giocare ed ora frequenta compagnie di amici che non ci piacciono per nulla?
Insomma, chi lavora seriamente nel Settore Giovanile deve capire che esso serve a dare basi, non a raccogliere risultati: deve servire a questo e non può oggettivamente servire ad altro.
Chi cerca soddisfazioni in un Settore Giovanile deve comprendere che esse consistono nel vedere che il ragazzo percorre i gradini della crescita poggiandosi saldamente su quello precedente prima di salire sul successivo ed avendo nel mirino quello ancora più in alto, con una tempistica dettata solo in parte dall’ istruttore.
L’ auspicio è quello di non vedere ancora a lungo allenamenti di tattica di reparto a secco con bambini di 10 anni. O lunghe sedute di palle inattive con l’ istruttore a calciare, con bambini che sono dei paletti in area di rigore, hanno paura del contatto con una palla aerea che quasi mai arriverà a destinazione quando la calceranno loro e che mai impatteranno anche perché non riescono a valutarne bene la traiettoria.
L’ auspicio è quello di non sentirsi più rispondere da un istruttore o da un dirigente di Società che l’ obiettivo stagionale è quello di vincere quel tale campionato Pulcini, che su quella finalità si imposta il lavoro e per quello scopo si trattengono a forza e con ogni mezzo ragazzini che invece meriterebbero contesti più qualificati.
Un lavoro così è quasi sempre inutile per il bambino e certamente non lo fa crescere come dovrebbe: chi guiderà quei bambini qualche anno dopo di sicuro non potrà giovarsi del lavoro di diagonali e doppie linee di copertura o di blocchi, veli e contro-movimenti che quel tecnico “vincente” avrà svolto in precedenza, solo per sé tesso, la sua fretta di cercare l’ impossibile e la sua inetta preparazione di fondo nel lavoro con i bambini.
Ed anche qualora si vincesse quel campionato Pulcini? Vincere i Pulcini deve far piacere solo ai bambini. Intendiamoci: vincere è sempre bello, fa sempre piacere a tutti e va ricercato senza dubbio in ogni minuto del gioco. Ma facendo le cose giuste e solo quelle, anche per arrivare ultimi, se non può essere diversamente. Le soddisfazioni devono essere altre.
Come definire quell’ istruttore che vive sempre del ricordo di quell’ esaltante vittoria in quella memorabile stagione Pulcini, anche ora che molti di quei suoi bimbi non riescono più a proseguire nelle categorie superiori con soddisfazione o addirittura non giocano più? La definizione di costui non può che essere poco lusinghiera!
Ancora: l’ auspicio è quello di poter parlare con dei genitori sensibilizzandoli sulla necessità primaria di trovare dovunque nei primi anni un bravo istruttore per il loro figlio. Non dover invece spendere ore ed ore a convincere persone impazienti ed ansiose ad attendere che il proprio talentuosissimo piccolino finisca di succhiarsi il dito e sia capace di legarsi le scarpe prima di mirare alle giovanili del Milan o dell’ Inter, o della Juve o … dell’ Ascoli Calcio! Per questo ci sarà il tempo, semmai.
Ma di che cosa stiamo parlando? Di che cosa stanno parlando costoro? La contraddizione è evidente su tutta la linea.
I conti globali in un Settore Giovanile si fanno a 17-18 anni, mai prima. In quel momento si tira una riga e si valuta: quasi sempre il bilancio il frutto di tutto il lavoro iniziato 10 anni prima, anno per anno, momenti in cui si fanno solo delle somme parziali. Chi ci sa fare davvero riesce a capire molto bene dove ci sono stati i buchi creati da chi voleva solo vincere i campionati e basta; così come riesce a capire l’ eccellente valore del lavoro fatto sei o sette anni prima in quel preciso momento dello sviluppo.
Allora: “Perché tanta fretta?”, ci richiediamo. Non solo inutile, ma addirittura insensato.
Fino a che non capiremo bene tutto ciò la fretta degli adulti rovinerà molti dei nostri bambini che fanno calcio ed un buon Settore Giovanile rimarrà ancora un obiettivo da inseguire.

Wednesday, October 15, 2008

Il decalogo degli esordienti 1997 diventa il decalogo della S.S.D. Borghetto

Il decalogo degli esordienti 1° anno che avevo proposto sul blog qualche mese fa ha avuto un certo successo , tanto che la società ha deciso di adottarlo per tutte le categorie del settore giovanile e di pubblicarlo sul numero di Ottobre del giornalino della S.S.D. Borghetto a pag.13.

Thursday, October 9, 2008

Programmazione esordienti 1° anno S.S.D. Borghetto - Stagione 2008/09

Questa è la programmazione degli allenamenti di questa stagione , per la categoria esordienti 1° anno.

Gli aspetti salienti sono:

1) attenzione concentrata sulla tecnica di base e sulla tattica individuale ( obiettivi in verde ). Secondo la mia accezione di tattica individuale vi sono comprese anche le forme di collaborazione a 2 e 3 giocatori in fase di possesso palla ( dai e vai , dai e segui , dai e sovrapponi , sovrapposizione a 3 , taglio dietro , interscambio e incrocio ) , perché in fondo si tratta di sfaccettature del tema "smarcamento".

2) alla tattica collettiva sarà riservato quel poco tempo che basta per permettere ai ragazzi di muoversi correttamente sul campo 9c9 e mettere in pratica in condizioni ideali quanto appreso a proposito di tecnica di base e tattica individuale ( tanto per fare un esempio , difficile mettere in atto un triangolo o una sovrapposizione quando tutti i ragazzi si ammassano attorno alla palla , l'occupazione razionale degli spazi deve iniziare ad essere un requisito imprescindibile ).

3) i mesocicli saranno di 2 settimane , quindi relativamente brevi , in modo da affrontare entro Dicembre tutti gli obiettivi che avevo in programma per la stagione. Da Gennaio a Giugno provvederemo ad approfondire con mesocicli più lunghi ( tre o quattro settimane ) gli obiettivi che rivestono un maggiore interesse o quelli in cui si sono evidenziate le maggiori carenze.

Due le novità che ho introdotto da quest'anno e che, se avranno successo, penso di riproporre anche nelle prossime stagioni:

1) l'utilizzo della fase di pre-riscaldamento per proporre un nuovo dribbling ad ogni mesociclo; i ragazzi cioè , mentre attendono l'arrivo dei compagni e/o la preparazione da parte del sottoscritto del setting della seduta di allenamento vera e propria , prendono un pallone a testa ( prima settimana del mesociclo ) o un pallone a coppia ( seconda settimana del mesociclo ) e provano analiticamente o con l'avversario il dribbling proposto.

2) il ricorso a parole chiave per stabilizzare l'apprendimento dell'obiettivo del mesociclo, come spiegato nel post precedente.

Wednesday, October 8, 2008

Il ricorso alle parole chiave per stabilizzare l'apprendimento

Uno dei tanti meriti che va riconosciuti a Massimo De Paoli è quello di aver proposto l'idea di parole chiave condivise fra allenatore e giocatori per permettere una più facile e rapida comunicazione , in partita come in allenamento , grazie a un codice condiviso. La sua (meritata) considerazione fra gli allenatori di settore giovanile è ormai tale che le sue stesse parole chiave risuonano "domenicalmente" sui campi di ogni categoria : dal "castello" alla "zona di costruzione" per non parlare del "corto" o "lungo" per definire gli smarcamenti ad avvicinarsi o ad allontanarsi dal portatore di palla , che sono ormai un must anche fra gli allenatori di prime squadre.

Per quanto mi riguarda, come ho già ripetuto in altre occasioni, preferisco prendere quanto di buono c'è nelle proposte di De Paoli e adattarle al contesto della mia categoria ( che non è certamente quella dei giovanissimi nazionali dell'Inter! ), piuttosto che trasportarle tali e quali col rischio di vedermi guardare ad ogni seduta di allenamento da occhi strabuzzanti.

Di buono in questo caso c'è che le parole chiave , oltre a facilitare e rendere più immediata la comunicazione , permettono di "stabilizzare l'apprendimento" : permettono cioè di far si che almeno una parte dell'enorme flusso di informazioni con cui bombardiamo i ragazzi durante le sedute di allenamento ( spesso inconsapevolmente , ma basta calarsi solo un attimo nei loro panni per rendersene conto ) , resti in modo stabile nella memoria e nel pensiero tattico dei ragazzi.

Avevo già trattato questo aspetto in alcuni post passati , portando l'esempio del dualismo fra ampiezza e profondità: improntando la programmazione in modo che nel mesociclo tattico riguardante la profondità i ragazzi siano fortemente stimolati a vedere e attaccare lo spazio alle spalle della difesa avversaria , mentre nel mesociclo riguardante l'ampiezza siano stimolati a cercare la continua circolazione della palla da una fascia all'altra, il rischio è che parlando di ampiezza ci si dimentichi quanto detto a proposito della profondità e viceversa.

Ricorrendo invece a parole chiave che al termine del mesociclo riassumano il nucleo dell'obiettivo affrontato, esse potranno essere richiamate nei mesocicli successivi con l'effetto di un rapido e immediato riferimento a quanto si è appreso in precedenza.

Per fare qualche esempio , ecco l'associazione fra alcuni obiettivi della programmazione di quest'anno e alcune parole chiave ( che sono sempre del tipo alternativa1 vs alternativa2 perché si vuole sempre stimolare le capacità critiche dell'allievo e la sua capacità di scegliere la soluzione più adeguata in riferimento al contesto di gioco ):

1) obiettivo passaggio. Parole chiave favore vs dispetto. Con queste parole chiave si vogliono riassumere i seguenti insegnamenti: un passaggio va sempre effettuato con l’intenzione di mettere il compagno nelle migliori condizioni possibili per ricevere e proteggere o concludere; un passaggio effettuato con forza eccessiva o viceversa troppo debole , un passaggio effettuato con traiettoria aerea quando il compagno poteva essere servito con traiettoria rasoterra , un passaggio eseguito con rimbalzi irregolari sono esempi di “dispetti”. Un passaggio eseguito con la giusta forza , con traiettoria il più possibile regolare e compatibile con le dinamiche di movimento di compagni e avversari ( spazio/uomo ) è un “favore”.

2) obiettivo protezione della palla. Parole chiave palla coperta vs palla scoperta. Mediante queste parole chiave si vogliono riassumere i seguenti insegnamenti : in fase di possesso palla, fra palla e avversario si deve cercare di interporre il proprio corpo ( braccia e/o busto ) e la stessa ricezione va effettuata in questa prospettiva; in fase di non possesso palla dovranno avere chiaro che il contrasto va effettuato nel frangente in cui l’avversario scopre la palla , altrimenti per non commettere fallo è preferibile temporeggiare mantenendo comunque la protezione della porta.

3) obiettivo smarcamento. Parole chiave zona luce vs cono d'ombra. Mediante queste parole chiave si vogliono riassumere i seguenti insegnamenti: quando si è in fase di possesso palla e la stessa è nei piedi di un compango , bisogna rendersi visibili allo stesso portandosi “in zona luce” ed uscendo dalla marcatura dell’avversario il cui scopo è impedire le possibilità di passaggio ponendo il potenziale ricevente in “zona d’ombra”.

4) obiettivo dribbling. Parole chiave chiudi ed entra vs temporeggia e/o corri con lui. Mediante queste parole chiave si vogliono riassumere i seguenti insegnamenti : il difensore che si trova 1c1 con l'avversario in possesso palla deve decidere in base alla situazione di gioco se tentare il recupero della palla ( avversario con lo specchio della porta libero , situazione di superiorità numerica con compagno a copertura della porta) o viceversa temporeggiare e cercare di indirizzarlo in zone non pericolose del campo ( 1c1 in zona centrale lontana dalla porta , condizioni di inferiorità numerica ).

5) obiettivo triangolo dai e vai. Parole chiave passaggio sull'uomo vs passaggio sullo spazio. Mediante queste parole chiave si vogliono riassumere i seguenti insegnamenti : un compagno fermo o in corsa verso il portatore di palla va servito sui piedi , un compagno in corsa trasversale rispetto al portatore di palla va servito con una traiettoria compatibile con la sua velocità di corsa e con la presenza di avversari , in modo da non dover arrestare la propria corsa a causa dell'errata valutazione nel passaggio. Nel triangolod dai e vai , in particolare , sono riassunte entrambe queste forme di passaggio : il passaggio al giocatore perno ( che possibilmente si muove incontro al portatore ) è eseguito sull'uomo; il passaggio di ritorno è effettuato sullo spazio , solitamente alle spalle del difensore che si vuole tagliare fuori con l'uno-due.

6) obiettivo sovrapposizione e ampiezza : parole chiave attacca lo spazio vs chiuso , riparti. Mediante queste parole chiave si vuole riassumere l'insegnamento fondamentale della ricerca dello spazio su tutto il fronte del gioco. Se il giocatore in possesso palla si trova in una zona del campo in cui vi è spazio e/o superiorità numerica può tentare l'affondo in profondità per creare occasione da goal , se si trova in una zona ove non vi è spazio e/o si è in inferiorità numerica è preferibile ricominciare l'azione per cercare una zona del campo meno e/o peggio presidiata dai difensori avversari.

7) obiettivo sovrapposizione a 3 giocatori e interscambio: parole chiave smarcamento sul corto vs smarcamento sul lungo. I ragazzi devono capire quando smarcarsi in avvicinamento al portatore di palla ( sul corto ) e quando smarcarsi allontandosi dal portatore di palla ( sul lungo ). In particolare , in condizioni di parità o inferiorità numerica dovranno smarcarsi secondo direzioni opposte ( uno sul corto ed uno sul lungo , il cosiddetto interscambio ) per creare gli spazi.

Saturday, October 4, 2008

Tecnica di corsa per il calciatore : alcuni riferimenti per approfondire

Con riferimento alla questione posta qualche articolo fa, segnalo alcuni riferimenti interessanti dove poter approfondire l'argomento:

1) questo articolo di Pincolini tratto dallo stage nazionale di Sportilia organizzato dall'AIAC Emilia Romagna. Le pagine in cui si parla specificamente di tecnica di corsa vanno dalla 5 alla 9 , anche se vale la pena di leggere tutto l'articolo perché è molto interessante.

2) questa serie di articoli su calciodonne.it

3) il libro di Riccardo Capanna Lo sviluppo della forza coordinativa nel gioco del calcio. Le appendici finali sono specifiche sull'argomento in oggetto , mi permetto di postare le immagini relative alla corretta sequenza dei movimenti nella corsa in allungo e nello sprint, con evidenziati gli errori più comuni.