Monday, September 1, 2008

Perché si perde il possesso palla ( 5° parte ) : la protezione della palla , il basket e altre considerazioni

La protezione della palla è l'ultimo fondamentale di tecnica applicata che tratterò in questa serie di post perché è l'ultimo aspetto di tattica individuale che , se migliorato , può avere importanti ripercussioni sulle capacità della propria squadra di mantenere il possesso palla , anche e soprattutto in condizioni di inferiorità numerica.

Prima di presentare alcune sedute di allenamento specifiche per questo obiettivo , però , mi permetto un breve confronto fra l'importanza che il possesso palla riveste nel calcio e in altri sport di squadra con la palla : lo faccio proprio parlando della protezione della palla perché i due aspetti sono secondo me strettamente collegati.

Mi sono chiesto spesso , infatti , assistendo a partite di basket/pallanuoto/football americano ecc perché nel calcio c'è minor consapevolezza che perdere una palla significa consegnare agli avversari un'opportunità per segnare; in altre parole perché i tifosi di calcio non salutano il recupero di un pallone con lo stesso entusiasmo con cui i tifosi di basket salutano la riconquista di un rimbalzo sotto canestro? E perché un giocatore di calcio si può permettere di lanciare via una palla a caso senza essere beccato dai tifosi , mentre non potrebbe permetterselo in una partita di basket o di pallanuoto ( figurarsi il football americano dove la perdita del possesso provoca il fermo del gioco per la sostituzione dell'intera squadra di attacco con la squadra di difesa )? Eppure in entrambi i casi si sta consegnando agli avversari un'opportunità in più per mettere a segno un punto.

La risposta , secondo me , sta proprio nella protezione della palla : nel basket è praticamente impossibile perdere una palla che si ha saldamente in mano e nella pallanuoto è comunque difficile , mentre il passaggio ha i suoi rischi di intercetto più o meno come nel calcio. Questo fa si che la percentuale di azioni che iniziano da una conclusione avversaria e terminano con una conclusione nell'altra porta è molto più alta nel basket o nella pallanuoto che non nel calcio : per dirla con un termine molto in voga fra gli allenatori di oggi , nel basket vi sono molte meno "transizioni" e queste si limitano per lo più a conclusioni non andate a buon fine ( ed è lì appunto che il cestista va a recuperare i rimbalzi ) .

Possiamo trarre qualche conclusione didattica utile per un allenatore di settore giovanile da queste elucubrazioni apparentemente così astratte? Secondo me si. Parliamo di pensiero tattico individuale e proviamo a porci nei panni di un giocatore di basket in possesso della palla ed un giocatore di calcio nella stessa situazione :

1) il giocatore di basket sa che nessuno può portargli via la palla dalle mani e , anche vedendo avvicinarsi l'avversario , può osservare "con calma" le posizioni dei compagni ed attendere lo smarcamento che ritiene più opportuno ( ho messo le parole "con calma" fra virgolette perché poi ci sono le infrazioni temporali o di passi , ma questo non fa che rafforzare il nostro ragionamento : chi ha scritto le regole era consapevole che bisognava forzare il passaggio altrimenti il cestista avrebbe potuto attendere anche per tempi lunghissimi tanta è la sua certezza di non perdere palla ).

2) il giocatore di calcio non ha la certezza di non perdere palla e sa che dovrà cercare un compagno libero per il passaggio ( o concludere ) molto più in fretta del cestista;
2a) il giocatore di un certo livello, comunque , sa che può porre in atto un certo numero di accorgimenti ( quelli riguardanti la protezione della palla ) che gli assicurano se non la certezza di mantenere il pallone , almeno una buona probabilità di farlo ( o al massimo di conquistare fallo ) finché l'avversario è uno : certo se gli avversari che si apprestano ad affrontarlo sono più di uno mentre pone in essere questi accorgimenti dovrà velocemente trovare una soluzione per passare la palla.
2b) il ragazzo o il giocatore delle categorie inferiori non ha neanche questo margine di sicurezza ( anzi spesso compagni , spettatori e purtroppo anche qualche allenatore contribuiscono a mettergli ansia di non riuscire a mantenerla ) e questo lo spinge a buttare via palla.

Intervenire sul pensiero tattico individuale dei nostri allievi perché possa essere sempre più vicino a quello descritto al punto 2a e sempre meno vicino a quello descritto al punto 2b è proprio il nostro compito. Che i bambini partano quasi tutti dalla situazione 2b potete verificarlo voi stessi , molto semplicemente, come ho fatto oggi al primo allenamento con gli esordienti 1997 : consegnate le casacche e chiedete di svolgere un possesso palla con le mani senza alcuna regola ( fermo restando il divieto di sradicare la palla dalle mani degli avversari ) , ma fissando l'obiettivo per il punto ad un valore relativamente alto di passaggi.

Nessuna regola significa che si può correre con la palla quanto si vuole senza obbligo di rimbalzo , che non vi sono infrazioni di tempo , ecc ecc : se i ragazzi avessero un pensiero tattico evoluto ogni azione terminerebbe con il raggiungimento dell'obiettivo. La situazione , invece , è radicalmente diversa : già al 2° o al 3° passaggio c'è chi preferisce rischiare passaggi improbabili piuttosto che tenere palla in mano qualche secondo in più per attendere un passaggio più sicuro. Oggi c'era addirittura chi buttava palla alle proprie spalle senza guardare, tipo terno al lotto!

Dopo aver lasciato sbagliare i ragazzi per un po' ho fatto notare loro questi errori ( metodo globale/analitico/globale) : se prima l'obiettivo dei 10 passaggi non veniva quasi mai raggiunto , poi la maggior parte delle azioni terminava positivamente.

Questa aumentata consapevolezza va subito sfruttata per migliorare il possesso palla specifico che ci interessa , ovvero quello svolto coi piedi : prendiamo un pallone e scegliamo un ragazzo a caso, chiediamogli di toglierci la palla dai piedi. Mostrando il corretto uso del busto e del braccio opposto a quello con cui controlliamo la palla , non dovremmo avere difficoltà a tenerlo lontano : questa breve dimostrazione aiuta i ragazzi a comprendere che , con opportuni accorgimenti di protezione dell'attrezzo , possono avere un approccio al possesso palla simile a quello che avevano nell'esercizio precedente svolto con le mani , evitando cioè di buttare via la palla e proteggendola fino a che non si presenta l'opportunità di un passaggio utile.

Spero di non avervi tediato con tutte queste parole : ecco quindi la prima seduta sulla protezione della palla ed ecco la seconda seduta.