Wednesday, February 11, 2009

Il tiro di collo pieno ( 2° parte ) : la punta del piede

Come anticipato in un post precedente iniziamo ad affrontare ad uno ad uno gli errori che impediscono di effettuare correttamente il tiro di collo pieno dal più semplice ( ma non banale come potrebbe sembrare ) : il posizionamento della punta del piede.

Canonicamente , come si può leggere in ogni manuale , la punta deve essere tenuta rivolta verso il basso , con l'articolazione della caviglia rigida , il più possibile allineata con la tibia quasi a costituirne un prolungamento.

Viceversa:

1) se la punta non è sufficientemente rivolta verso il basso , ad arrivare per prime a contatto con la palla saranno parti anatomiche del piede diverse dal collo , tipicamente la punta
2) se l'articolazione non è rigida intervengono fenomeni di assorbimento dell'urto che possono ridurre anche di molto la forza del tiro
3) se la punta non è tenuta diritta , ma c'è un'orientamento verso l'interno o verso l'esterno , il tiro non prenderà la traiettoria rettilinea ma tenderà a sfuggire verso l'esterno o verso l'interno. Non necessariamente questo modo di calciare è un errore , perché il calciatore può consciamente orientare la punta in un senso o nell'altro per calciare di interno collo o di esterno collo. Quando questo succede , però , egli avrà preso la rincorsa in modo opportuno e programmato un certo tipo di traiettoria : se invece la rotazione è inconscia , la rincorsa e il posizionamento del piede di appoggio saranno tali da aspettarsi una traiettoria rettilinea , che invece non verrà rispettata , dando luogo ad un errore non solo tecnico ma anche di tattica individuale.

Dicevamo che il problema del posizionamento della punta è semplice ma non banale : non deve infatti essere dato per scontato , perché va insegnato ed è tutt'altro che spontaneo nella maggior parte ragazzi della fascia d'età 8-11 anni. Chiedete ad esempio ad un ragazzo di questa fascia d'età di restare in equilibrio monopodalico spingendo la punta del piede verso il basso e tenendo l'articolazione della caviglia rigida. Ve ne sarà più di uno che faticherà a combinare i due gesti.

Per questo il primo esercizio (1a) che si può proporre è di sdraiarsi su un fianco e , senza palla , ripetere il gesto del calcio di interno collo avendo cura di spingere la punta del piede verso il basso fino ad allinearla perfettamente con la tibia. Fatto questo si possono disporre i ragazzi a coppie e passare a colpire effettivamente la palla (1b).

Una volta riuscita questa esercitazioni si potrà provare a simulare il gesto del tiro senza palla in equilibrio monopodalico sul posto (2a) e poi alternandolo a degli skip (2b) , come mostrato al minuto 0:40 del video che segue.


Si può quindi passare alle esercitazioni a coppie con la palla. Ecco alcuni esempi :
3a) a distanza di 20m calciare la palla al compagno di collo pieno , cercando di tenere la traiettoria il più possibile rettilinea e la punta rigidamente orientata verso il basso come provato negli esercizi senza palla precedenti;
3b) a distanza ravvicinata , circa 5m , un giocatore passa la palla con le mani al compagno ( circa 30cm di altezza da terra ) , che la colpisce di collo pieno cercando di indirizzarla di nuovo nelle mani del compagno. Serie da 20 colpi , alternandone 10 di destro e 10 di sinistro
3c) come sopra , cercando di colpire la palla di controbalzo

Infine si passa finalmente ai tiri in porta veri e propri , avendo cura di far precedere gli stessi da esercitazioni di rapidità e coordinazione , che fanno arrivare il ragazzo al tiro con maggiore concentrazione e rapidità della rincorsa , altro aspetto che come vedremo in seguito risulta fondamentale per imprimere forza alla palla.

Un esempio di esercizio a riguardo può essere il seguente:

4) 8 metri di skip come nell'esercizio 2b + 8 metri di sprint + tiro in porta. Variante 4a con palla servita incontro rasoterra dall'istruttore , variante 4b con palla da fermo.

p.s. come avrete notato si tratta di esercizi fortemente analitici , perché derivano appunto dall'analisi del gesto fin nei minimi particolari. Nel post si è parlato di fascia d'età 8-11 anni per sottolineare che in questa fascia d'età il corretto posizionamento della punta del piede non è un problema banale dal punto di vista motorio per alcuni bambini/ragazzi. Per quanto riguarda invece la fascia d'età in cui sarebbe opportuno iniziare ad affrontare analiticamente il problema e correggerlo , ogni istruttore può regolarsi da sé in base alla propria esperienza , ai propri metodi di lavoro e alle caratteristiche dei ragazzi a disposizione. Per quanto mi riguarda gli esercizi indicati sono stati proposti nella stagione in corso a ragazzi della categoria esordienti primo anno.